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martedì 30 aprile 2013

Le elezioni per l'Ordine e i veti sul mio nome per la battaglia contro concorsopoli. Ecco perchè mi ricandido al consiglio nazionale

In un precedente post http://visanik.blogspot.it/2013/04/ordine-dei-giornalisti-suona-la-campana.html
ricordavo che il 19 e 26 maggio si voterà per il rinnovo dei consigli regionale e nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Nei giorni successivi, nel Gruppo giornalisti su Facebook che ho fondato e di cui sono amministratore e negli altri Gruppi a cui sono iscritto, annunciavo la mia decisione di ricandidarmi al Consiglio nazionale. Motivo: ho fatto una sola consiliatura (tre anni), qualcosa di buono per la categoria credo di aver combinato e ora che ho capito un po' meglio come funziona il meccanismo penso che nella seconda (e ultima, perchè sono per il limite dei due mandati nello stesso incarico), se sarò eletto, potrei fare meglio.

In quel post promettevo anche, a breve, il rendiconto delle iniziative di cui sono stato artefice, partecipe o protagonista in questi tre anni, oltre al programma delle cose che vorrei fare e a qualche retroscena. Bene, comincio dai retroscena. Il primo mi riguarda direttamente, non ne troverete traccia in rete né, tanto meno, nei documenti ufficiali e non. Ma è esattamente quel che è successo.

Chi mi conosce e mi segue sul blog, su Facebook o Twitter, sa che ero incerto se ricandidarmi o meno. La mia prima esperienza da consigliere nazionale non è certo stata esaltante. L'Ordine professionale che ho conosciuto è un baraccone di 150 persone, governato dalle lobbies e dai pubblicisti più che dai giornalisti, spesso inconcludente, molto costoso, piuttosto lontano dai problemi e dalla quotidianità di chi fa questo mestiere. Un Ordine che di sicuro non è quello che vorrebbero i colleghi e gli amici che mi hanno votato ed eletto tre anni fa. E che se non cambia in fretta e radicalmente muore.

Tre anni fa erano stati i giornalisti precari bolognesi a venirmi a cercare e a propormi la candidatura, poi sostenuta anche dal sindacato. Successivamente, mentre a livello nazionale i coordinamenti dei precari sono cresciuti e si sono moltiplicati, a Bologna il gruppo promotore dei Free-Ccp si è via via assottigliato e disgregato. Purtroppo non è stato nemmeno possibile realizzare e mantenere quel contatto costante tra eletti ed elettori che mi prefiggevo. Per quel che mi riguarda ho comunque cercato di tenere informato chi mi segue con i resoconti sul mio blog e nel Gruppo giornalisti.

Resta il fatto che in questi anni a Roma io e i precari eletti in Consiglio abbiamo portato avanti le stesse battaglie: per la riforma radicale dell'Ordine, per la difesa della dignità e dei diritti dei colleghi più deboli, per dare la possibilità ai pubblicisti che fanno i giornalisti di mestiere ma non hanno un contratto giornalistico di poter almeno accedere all'esame di Stato e diventare professionisti.

Poi è accaduta la seguente cosa: il retroscena. Come gli altri consiglieri nazionali dell'Ordine, io sono invitato permanente al consiglio direttivo dell'Aser, il sindacato dei giornalisti dell'Emilia-Romagna. All'ultima riunione del direttivo, il 22 aprile scorso, si parlava delle elezioni per l'Ordine. E in quella sede, senza che ne fossi stato nemmeno informato, è spuntato un programma dei precari emiliano-romagnoli corredato da una lista di candidati in cui il mio nome non c'era.

Se non ci fosse il retroscena non ci sarebbe niente da dire: io sono più precario di loro, disoccupato per l'esattezza, ma non vengo da quel mondo. La volta scorsa, evidentemente, hanno visto in me il professionista abbastanza noto nel mondo regionale dei media che poteva portare consensi e giovare alla loro causa. Questa volta hanno guardato altrove. E' loro diritto. Pace. Tutt'al più avrei consigliato ai colleghi precari di non mettere nell'incipit del loro programma che "l'Ordine deve diventare il miglior amico dei giornalisti", perchè sa tanto di Fido, il migliore amico dell'uomo; e nemmeno di usare espressioni come "bisogna separare il grano dal loglio", che appartengono a un linguaggio non del secolo scorso, ma arcaico, e non si sposano bene con i giovani di oggi.

Senonchè al direttivo dell'Aser una collega è intervenuta spiegando che la mia esclusione dalla lista non era dovuta a una scelta diversa, e men che meno a un giudizio negativo dei precari sul mio operato. Anzi, il mio lavoro di consigliere, ha precisato la collega, è stato positivo e apprezzato. No, il motivo dell'esclusione sarebbe un altro: il veto (addirittura!) posto alla mia ricandidatura da non meglio precisati "colleghi modenesi". Motivo: la denuncia che alcuni mesi fa avevo fatto su questo blog della selezione pilotata per due contratti co.co.co. all'ufficio stampa del Comune di Modena.

http://visanik.blogspot.it/2013/02/aaa-giornalista-cercasi-si-scomodano-in.html

http://visanik.blogspot.it/2013/02/aaa-giornalista-cercasi-seconda-puntata.html

In altre parole, sarei stato escluso per essermi battuto contro una delle più frequenti e odiose ingiustizie che colpiscono i colleghi più deboli alla ricerca di un contratto: i concorsi truccati delle pubbliche amministrazioni. A quel punto il segretario dell'Associazione stampa modenese, che è anche capo ufficio stampa del Comune e in quella selezione ha avuto un ruolo importante nella commissione giudicatrice, è intervenuto sostenendo che il sindacato non c'entrava niente con la mia esclusione dalla lista dei precari, e che non c'era alcuna relazione tra le due vicende. Ma altri colleghi mi hanno confermato che c'è, eccome.

E' stato in quel frangente che ho deciso di ricandidarmi. Autonomamente. Senza cercare padrini e sponsor. Non controllo pacchetti di voti e non ho amicizie influenti. Sono geloso della mia libertà e indipendenza di pensiero, non ho mai fatto e non farò inciuci per un posto da consigliere nazionale che peraltro nemmeno mi attira più di tanto. Non farò nemmeno una vera campagna elettorale: mi limiterò a usare il mio blog, i social, la rete. Se sarò eletto cercherò di onorare il mandato: Se non sarò eletto, avanti un altro e amici come prima. Ma non potevo accettare il veto sul mio nome per essermi opposto a una selezione beffa che ha illuso e scomodato più di 300 colleghi che avevano fatto domanda per due posti di fatto senza alcuna speranza di successo.

Contro Concorsopoli ho condotto negli anni passati, prima di approdare al Consiglio nazionale dell'Ordine, una lunga battaglia nazionale. Ho denunciato decine di situazioni in cui i bandi erano redatti in aperta violazione delle norme che regolano la nostra professione, in cui le selezioni erano cucite addosso senza vergogna al predestinato di turno; casi in cui (alla Regione Calabria, ad esempio) a chi faceva domanda per il concorso non tornava indietro nemmeno la ricevuta di ritorno della raccomandata. Una battaglia che è stata sostenuta anche dalla Federazione nazionale della stampa e dall'Ordine regionale, che in due casi (a Trento e a Bologna) hanno sostenuto i ricorsi al Presidente della Repubblica contro quei concorsi "ad personam".

Da quella battaglia contro il malcostume intollerabile dei bandi illegali e delle selezioni pubbliche pilotate dove vincono gli amici degli amici e non i più bravi, è nato poi il "bando virtuoso" elaborato dalla Fnsi ed è partita una iniziativa, fatta propria anche dall'Ordine nazionale tramite il gruppo Uffici stampa di cui ho fatto parte, per favorire la correttezza normativa e la trasparenza nei concorsi e nelle selezioni della pubblica amministrazione.

Quando è uscito il bando di Modena mi sono iscritto e ho potuto verificare di persona che lì quella buona pratica non era arrivata, che il bando pubblico era la foglia di fico per giustificare scelte già fatte. Per questo ho denunciato la cosa. Scoprire ora che quell'iniziativa è alla base della mia esclusione dalla lista dei precari da un lato mi ha amareggiato ma, dall'altro, mi ha convinto a ricandidarmi. Se sarò eletto, quella contro Concorsopoli e per la trasparenza delle selezioni pubbliche sarà la battaglia per cui mi impegnerò di più. E sono sicuro che troverò sostegno in primis da parte dei precari. Spero anche di quelli modenesi, che non credo vogliano dai propri rappresentanti la difesa delle selezioni pubbliche ad personam.

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