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venerdì 10 maggio 2013

Elezioni Ordine, dietro front sugli orari: si vota solo 5 ore alla domenica e 3 al lunedì. Colpa della legge, ma forse non solo

Cinque ore alla domenica e tre al lunedì. Seggi aperti in sole tre città. E per non farsi mancare niente c'è pure il ballottaggio. Per partecipare alle elezioni dell'Ordine dei giornalisti bisogna essere amanti del supplizio. E infatti siamo a percentuali di voto sempre più prossime allo zero. Colpa di una legge antiquata e di norme elettorali che non prevedono né il voto elettronico né quello per corrispondenza, obbligando i colleghi a lunghe trasferte verso i capoluoghi regionali per poter votare i propri rappresentanti nei consigli regionali e nazionale.

Il nostro Ordine regionale alle precedenti elezioni, tre anni fa, aveva provato ad allargare la rete dei seggi: si poteva votare in cinque città. Qualche segno più sui votanti si era visto, per la verità dovuto più alla novità delle liste promosse dai precari che alla moltiplicazione delle urne. Ma, evidentemente, non è stato considerato sufficiente per ripetere l'esperimento. Così quest'anno si torna a tre seggi: Bologna, Parma e Cesena. I piacentini e i reggiani se vogliono votare devono spingersi almeno fino a Parma, i modenesi e i ferraresi a Bologna, i ravennati, i forlivesi e i riminesi a Cesena.

In compenso, quest'anno l'Ordine dell'Emilia-Romagna aveva comunicato che si poteva votare dalle 10 alle 18 della domenica e dalle 10 alle 14 del lunedì, sia al primo sia al secondo turno. E invece da qualche giorno sta arrivando a casa degli iscritti all'Albo una nuova circolare che comunica il contrordine: si vota la domenica dalle 10.30 alle 15.30 e il lunedì dalle 10 alle 13.

Motivo? La legge del 1963 prevede un massimo di 8 ore di apertura delle urne e non più di tre seggi per regione. Ragion per cui, l'Ordine di Roma avrebbe fatto notare a quello di Bologna che, con i tempi che corrono e l'aria che tira sulla nostra categoria, non era il caso di forzare la mano. Perché se qualcuno facesse ricorso ci potrebbe essere il rischio di dover invalidare le elezioni.

La legge è legge, d'accordo. Ma perchè in 50 anni non si è riusciti a cambiarla? Perchè non si è mai riusciti a far approvare un emendamento di mezza riga che dica: "è consentito il voto elettronico e per corrispondenza"? Perchè c'è ancora un Consiglio nazionale dell'Ordine di ben 150 membri quando ne basterebbero e avanzerebbero la metà? Perchè siamo l'unico Ordine professionale dove i professionisti non sono più nemmeno in maggioranza nel Consiglio nazionale?

Qualche dubbio viene spontaneo. Non sarà che fa comodo a qualcuno lasciar vivere il nostro "Porcellum"? Semmai a quelli che con un pugno di voti si garantiscono l'elezione al Consiglio nazionale per 4, 5 e più mandati? O che con pochi voti di più diventano presidenti dei Consigli regionali?

E non sarà che la riforma attesa da anni e anni e più volte annunciata, che però puntualmente si arena in qualche commissione del Parlamento, fa comodo a chi, ad esempio, con un rapporto di due a uno tra professionisti e pubblicisti (60 e 30 diceva l'ultima ipotesi di riforma affondata lo scorso anno) non potrebbe più condizionare il governo dell'Ordine e l'elezione del suo vertice?

Ps: nel link all'Ordine regionale http://www.odg.bo.it/ potete comunque trovare modalità, luoghi e orari del voto di domenica 19 e lunedì 20 maggio e del ballottaggio di domenica 26 e lunedì 27.




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