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domenica 19 gennaio 2014

La riforma di Renzusconi? Prima vedere cammello, poi pagare moneta. Ma per ora sa di presa in giro

Pagare moneta vedere cammello, recita un vecchio detto popolare. Pare che a pronunciarlo sia stato per primo un beduino che chiedeva pecunia prima di mostrare la merce, o forse lo spettacolo di un circo. Nel caso della riforma elettorale frutto della “grande sintonia” tra Matteo e Silvio, è il caso di rovesciare il proverbio: (prima) vedere cammello (poi) pagare moneta. Come del resto chiede con gli immancabili tweet e post sui social network, lo stesso segretario del Pd.

Ma se la "Riforma di Renzusconi", cioè l’accordo raggiunto tra Renzi e Berlusconi, pare col beneplacito di Alfano e il via libera di Letta, fosse il sistema spagnolo corretto all’italiana, ovvero “l’Italicum” raccontato oggi, domenica 19 gennaio, da alcuni media, ci troveremmo di fronte a una clamorosa presa in giro. Per almeno tre motivi.

Il primo: l'Italicum ci riporterebbe sostanzialmente al vecchio sistema elettorale proporzionale della Prima Repubblica, sia pure con soglie di sbarramento abbastanza alte: il 4 o 5% per le liste che si coalizzano, l’8-10% per quelle che vanno da sole.

Il secondo: per correggere i limiti noti del proporzionale, sarebbe previsto un doppio premio di maggioranza per assicurare alla coalizione vincitrice la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera. Ma le soglie oltre le quali scatterebbero i bonus sarebbero il 35% e 40% dei voti. Vale a dire almeno 6 punti più su di quanto le coalizioni hanno ottenuto alle politiche del febbraio scorso. Con la sfiducia che permane oggi nei confronti dei partiti, e con un Paese diviso com’è oggi in tre grandi blocchi politici, il rischio sarebbe quello di non far scattare il premio. Con il risultato di avere alla Camera una rappresentanza puramente proporzionale, quindi senza nessuna chiara maggioranza, quindi con le larghe intese di nuovo alle porte.

Il terzo: se dovessero rimanere le liste bloccate, come pare rimarranno anche se corte, ci troveremmo di fronte all’inaccettabile prospettiva di un altro Parlamento di nominati, con le nomine fatte, peraltro, da partiti mai così “personali”. In altre parole, con i fedelissimi di Renzi e Berlusconi a presidiare l’avvio della Terza Repubblica.

E’ pur vero che le regole si devono fare con il coinvolgimento e il consenso più largo possibile delle forze politiche. Ma non si può dimenticare che il Porcellum è stato la negazione di questo principio. E che i cittadini, secondo tutti i sondaggi, vogliono una legge elettorale chiaramente maggioritaria che consenta al cittadino di scegliere i propri candidati e la coalizione di governo, con l’indicazione del premier.

L’Italicum dal sapore di Porcellum non sarebbe digeribile, nemmeno se cucinato assieme al condivisibilissimo superamento del bicameralismo perfetto con trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali e taglio delle indennità, anche nelle Regioni.



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