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mercoledì 7 dicembre 2016

Nel dopo referendum, almeno, #raccontatelegiuste


All'indomani del referendum è doveroso lanciare un nuovo hashtag: #raccontatelegiuste.

#raccontatelegiuste Grillo, Salvini, Meloni, Berlusconi, D'Alema, perfino Monti: adesso tutti a intestarsi il proprio pezzo di vittoria del No. Dimenticando che il 4 dicembre ci sono stati alcuni milioni di elettori che sono tornati a votare dopo anni di astensione: chi per difendere la Costituzione che abbiamo, chi perché non sopporta Matteo Renzi, chi perché parte del vento populista e anti-establishment che sta soffiando forte in tutto l'Occidente, chi per ricordare a una classe politica distratta che parla d'altro e vive nel mondo virtuale di internet che il Paese reale arranca e la nottata è tutt'altro che passata. Tutta gente che sfugge alle catalogazioni politiche classiche e ancor più alle direttive di partito. Gente che, comunque, ha votato con la propria testa.

#raccontatelegiuste Dicevano che la vittoria del No avrebbe causato il crollo dei mercati, fatto schizzare in alto lo spread, provocato una serie di altri disastri. Lunedì 5 dicembre Borse e spread erano stabili, e martedì 6 i mercati hanno addirittura volato in Italia e in Europa, con l'indice Ftse-Mib della Borsa Milano a +4,1%, e lo spread è sceso sotto quota 160. Poi la vittoria del No, come sarebbe stato per quella del Sì, non c'entrano probabilmente nulla: ma questo è un altro discorso.

#raccontatelegiuste Pare che dopo l'iniziale tentazione di scapparsene in America per almeno 6 mesi, Renzi e il Giglio magico vogliano andare a votare al più presto. Dicono che il Pdr (Partito di Renzi) può ripartire dal 40%, come il Pd alle Europee, e azzardano perciò un rilancio immediato, un altro "Renzi contro tutti", per evitare di farsi logorare da governi tecnici, istituzionali, o di scopo, e anche per consumare la vendetta nei confronti della minoranza Pd.

Dimenticando che alle europee del 2014 i votanti furono il 57,2% contro il 65,5% del referendum, che il Pd prese 11 milioni e 200mila voti contro i 13 milioni e 430mila del Sì, e che non tutti i Sì sono voti del Pd, o del PdR. Dimenticando che molti, pur non essendo renziani o elettori Pd, hanno votato Sì: chi perché convinto della bontà delle modifiche costituzionali, chi turandosi il naso perché preoccupato delle conseguenze politiche della vittoria del No. Sostenere il contrario, che i Sì siano tutti voti per Renzi, è un falso clamoroso smentito da tutti gli istituti di ricerca (il 40% degli elettori di Forza Italia, per esempio, avrebbe votato Sì), o più semplicemente un grande abbaglio.

#raccontatelegiuste Salvini, Grillo, Meloni - e ora parrebbe anche Renzi - dicono che bisogna andare a votare subito, domani, al più tardi a febbraio-marzo. A votare senza una legge elettorale omogenea, alla Camera con l'Italicum maggioritario sub judice della Corte Costituzionale (nonché la prima legge elettorale dichiarata defunta prima ancora del debutto) e il Consultellum proporzionale al Senato. L'udienza della Corte è fissata al 24 gennaio. Il che significa elezioni anticipate nell'estate o più probabilmente dell'autunno 2017. Chi le invoca subito, a prescindere, secondo voi, è uno che vuole bene all'Italia?

#raccontatelegiuste D'Alema, cioè il simbolo della "rottamazione" renziana, e altri esponenti della minoranza Pd hanno festeggiato la sconfitta di Renzi e non si sono certo stracciati le vesti per le dimissioni del Premier del loro stesso partito. Dall'altro lato, quello della maggioranza renziana, si sentono e leggono cose terribili sugli oppositori interni. I primi ora dicono che non vogliono scissioni, che "bisogna riunire il Pd". I secondi, che non vogliono fare il "partito della Nazione", né cacciare la vecchia sinistra dal nuovo "partito di Renzi".

Ma gli uni con gli altri in realtà si odiano. I capi dell'ex Pci-Pds-Ds e quelli ex Dc si detestano, marciano gli uni contro gli altri armati. Una rivalità che invece non sembra esserci tra gli elettori e quel che resta dei militanti. Anzi, nell'elettorato di sinistra l'incontro tra l'anima socialista e cattolica è fecondo, e lo spirito ulivista radicato. È al vertice, tra i big e i dirigenti intermedi, che hanno visioni opposte e non si sopportano più. Se stanno ancora insieme è solo per convenienza politica e personale. Del resto, cosa ci si poteva aspettare da un Pd che invece di nascere dal popolo è nato dal notaio, con separazione dei beni?

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